Gli acquerelli di Bruno Toscano

di Francesco Pullia

Catalogo della mostra

Diversi sono gli echi che affiorano dai venticinque acquerelli di Bruno Toscano esposti, insieme ad un olio su tela (“La pineta turrita”, 1955, 54×68), in una personale curata da Bianca Pedace, con il coordinamento organizzativo ed editoriale di Piero Zannori, alla sala culturale Stazione di Posta di Sangemini. Per queste opere, realizzate dal 2015 agli inizi di quest’anno, sono stati evocati Hakewill, Turner, Corot, Delacroix, Klee e soprattutto Morandi, in particolare quello della fine degli anni Cinquanta.
Tra i maggiori protagonisti della rinascita artistica umbra del dopoguerra, allievo di Lionello Venturi, attento interprete delle concezioni estetiche di Roberto Longhi, l’autore ha attraversato una fase di grande fervore pittorico dalla fine degli Quaranta al 1963 partecipando, insieme a Giuseppe De Gregorio, Filippo Marignoli, Giannetto Orsini, Ugo Rambaldi, Piero Raspi, al Gruppo di Spoleto detto anche, dal numero dei componenti, dei sei, cui si devono importanti rassegne, e ispirando la creazione del Premio Spoleto (1953-1968), evento che ha contribuito a calamitare a Spoleto artisti di respiro internazionale.

Passato dal figurativo alla ricerca informale, Toscano intorno al 1964 rompe con la pittura per dedicarsi quasi esclusivamente alla vocazione di storico dell’arte (coltiverà privatamente  l’acquerello). Nel 1979 è docente di Storia della critica d’arte al Magistero di Roma e nel 1988 di Storia dell’arte moderna (gli viene assegnata la cattedra ch’era stata di Giuliano Briganti). Nel 1992 passa alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Roma Tre diventando direttore del Dipartimento di Studi storico-artistici, archeologici e sulla conservazione. Scrive e pubblica molto affrontando aspetti metodologici della storia dell’arte, con particolare attenzione ai rapporti fra geografia politica e geografia artistica e ai criteri per la conoscenza sistematica del patrimonio storico-artistico italiano, senza tralasciare gli ambiti del restauro e della museologia.
Professore emerito dal 2007 dell’Università di Roma Tre, si è sempre distinto per la vastità dei suoi orizzonti culturali imprimendo una traccia indelebile nel panorama nazionale.

B.Toscano, Rampicanti

La mostra di Sangemini (dove Toscano ha recentemente lanciato il progetto degli Ateliers dei Monti Martani) – in perfetta continuità con la precedente esposizione della produzione risalente al periodo 2013-2014 – si evidenzia per sobrietà e raffinatezza, con atmosfere rarefatte in cui la forma tende a dilatarsi e ad evaporare in soffuse astrazioni. Il segno svanisce in sconfinamenti di squisita eleganza e profonda intimità. Ovunque dominano una soavità e una leggerezza tali da invitare a un inevitabile raffronto con la delicatezza di certa pittura giapponese: gli elementi naturalistici appaiono non acquistano preponderanza ma sono dati per sottrazione affidando massima espressione ed espressività a vuoti, spazi, sospensioni. Come negli acquerelli dipinti da Hermann Hesse a Montagnola, così in quelli di Bruno Toscano si enuncia una dimensione meditativa fatta di attese e lontananze con cromatismi risolti in lirica essenzialità.
L’esposizione, inaugurata il 28 aprile scorso, sarà visitabile fino al 20 maggio 2018. A corredo della stessa è l’elegante catalogo a cura di Bianca Pedace.