Note d’arte

di Redazione

Note d’arte. Una rivista che racconta di musei e territorio.

Otto musei, ben radicati nel territorio di cui sono riferimento. Questa la rilevante consistenza culturale assegnata al Polo Museale dell’Umbria, in attività dal dicembre 2014. Ne fanno parte i musei archeologici nazionali di Perugia, Spoleto ed Orvieto, oltre al Museo Nazionale del Ducato di Spoleto e Rocca Albornoziana, il Palazzo Ducale di Gubbio, il Tempietto sul Clitunno, la Villa del Colle del Cardinale e il Castello Bufalini.
Una struttura organizzativa che a tre anni dalla sua istituzione fatica ad adeguarsi ai nuovi modelli imposti dalla riforma in virtù delle gravi carenze strutturali e di organico. La cosa induce necessariamente a percorrere sentieri accidentati su binari a scartamento ridotto. Né sembra che le procedure di mobilità del personale, peraltro non propriamente ispirate a criteri avvedutissimi, saranno in grado di apportare qualche sostanziale beneficio.
Eppure i Poli museali regionali, uffici di livello dirigenziale non generale costituiscono le articolazioni periferiche della Direzione Generale Musei. A loro è assegnato infatti il servizio pubblico di fruizione e valorizzazione degli istituti di pertinenza, avendolo sottratto alle Soprintendenze, di cui si lamentava la sostanziale impossibilità a farne fronte. Da tale rilevante incombenza discende inoltre l’impegno non secondario della promozione e di una diffusa informazione, fino ad ora assolta dal sito istituzionale e dai social. Dotata di particolare autonomia, in virtù della straordinaria ricchezza, è inoltre la Galleria Nazionale dell’Umbria, compresa tra i venti musei statali più importanti d’Italia.
All’amministrazione statale, con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, la consorella archivistica e gli archivi di stato presenti sul territorio compete pertanto la cura della più vasta e articolata offerta culturale della regione.

Note d’arte, questo il titolo della rivista, intende orientare la materia di un progetto editoriale, volto ad ospitare contributi incentrati sull’eredità culturale dell’Umbria, quando anche considerati in rapporto al panorama nazionale. I musei, in primo luogo, in quanto istituzioni al servizio della collettività, deputati alla narrazione di quanto loro affidato. Tale primato non deve tuttavia limitare l’osservazione ad una stretta attinenza entro i rigidi recinti dell’istituzione, i musei essendo inseparabili dal proprio territorio. Accogliamo dunque, facendola nostra, la definizione proposta da  Alessandra Mottola Molfino, secondo cui il “museo è il luogo dove alla cultura della memoria si affianca l’apertura al territorio e al mondo”.
Avere un’istituzione di riferimento, in tal caso il MiBACT, non significa quindi redigere bollettini autoreferenziali, quanto fornire notizie e riflessioni utili al coinvolgimento di una comunità di cittadini. Una collettività sollecitata a riconoscere la propria identità in quel diffuso patrimonio storico artistico e pertanto più incline ad operare per la sua conservazione. Contribuire, per quanto possibile, a stimolarne la percezione e facilitarne l’accesso è quanto ci proponiamo, giovandoci al riguardo di ogni fonte o notizia ritenuta adeguata allo scopo.
Uno strumento, quindi, rivolto al più vasto pubblico e a chi opera nell’ambito della cultura, la rivista volendo accogliere anche contributi connotati da rigore scientifico.
La risorsa tecnologica offerta dalla rete consente inoltre di intervenire in tempi reali sull’attualità, stare insomma sul pezzo, ogni volta che si ritenga necessario. La scelta di garantire un flusso continuo di contenuti, rinunciando alla serialità, tipica dei periodici, discende appunto da questa particolare esigenza.
Mostre, iniziative varie, recensioni, approfondimenti e tutto quanto si muove intorno ai temi dell’offerta culturale umbra saranno oggetto di riflessione. Il tutto avallato da una redazione scientifica composta essenzialmente dai funzionari del Polo, nominati direttori dei musei afferenti.
La rivista si avvarrà anche di contributi esterni, utili a scongiurare le insidie del provincialismo e dell’autoreferenzialità, perseguendo l’obiettivo di contribuire alla promozione e conoscenza della comune eredità culturale.