Bagliori di sogni. Il cinema conquista Perugia

di Marco Saioni

Il seguente articolo sul cinema a Perugia costituisce una sintesi di un più ampio lavoro pubblicato nel catalogo associato alla mostra Bagliori di sogni. Archeologia delle immagini in movimento, allestita al MANU.

 

Il 10 dicembre 1896 i perugini accorsero al teatro Turreno, il più popolare tra i locali d’intrattenimento, per assistere ad uno spettacolo mai realizzato prima. La notizia, riferita dalla stampa locale, segna l’inizio di un’avventura collettiva chiamata cinema . Il cronista, nel descrivere l’evento, rivela tuttavia una scarsa dimestichezza con i termini, associando Edison al “cinematografo”, il cui copyright è invece universalmente associato ai fratelli Lumière. Si deve invece a Thomas Edison, come si è visto, l’invenzione del kinetoscopio, precursore del proiettore.

Era convenuta parecchia gente ieri sera in teatro per assistere agli esperimenti col grafofono ed il cinematografo. Anche fra noi le recenti scoperte del grande Edison suscitarono la più viva ammirazione… benché in qualche momento l’incertezza della luce elettrica stanchi grandemente l’occhio dell’osservatore[1].
L’anno successivo lo stesso giornale aggiusta il tiro e annuncia il debutto, sempre al Turreno, del cinematografo Lumìere “che ci si dice sia più perfezionato di quello Edison.

Le cronache mostrano, negli anni a seguire, maggiore attenzione sul nuovo intrattenimento che coinvolge strati sempre più larghi di popolazione, anche in virtù dei prezzi popolari rispetto alle più colte rappresentazioni teatrali, in prevalenza frequentate dai ceti culturalmente ed economicamente più elevati.
Il cinema si stava affermando come fenomeno di massa e intorno ad esso fioriva una nuova generazione di imprenditori, spesso provenienti dal mondo dello spettacolo, pronti ad investire risorse. E’ il caso di Amedeo Majeroni, figlio d’arte, che organizza spettacoli di varietà, proponendo anche proiezioni. Un riscontro della sua attività a Perugia è testimoniato dalla stampa locale. Teatro Turreno strapieno, dunque, per la prima rappresentazione del “cinematografo Volta” di cui si apprezzano le “proiezioni nitidissime”.
Persino il settimanale cattolico Il Paese, incline a fustigare il clima di dominante anticlericalismo e immoralità con toni apocalittici, sembra accogliere con inusuale leggerezza la nuova forma d’intrattenimento pubblicando una nota che magnificava il cinema del cav. Majeroni.
Una settimana più tardi la stessa testata recupera tuttavia i più consueti toni dedicando una mezza colonna per stroncare con notevole indignazione il contenuto di un particolare spettacolo.

Il sig. Majeroni ha voluto guastare il bel successo del suo Cinematografo e ricambiare con un’offesa al pudore e alla morale il favore, anche eccessivo, concessogli dal pubblico perugino con quella sudiceria che è stata la così detta “serata nera” oscenamente annunciata con i titoli che meglio potevano stimolare istinti bestiali. La raccomandazione di non condurre signorine e ragazzi, dopo l’annuncio del programma nei suoi più scandalosi dettagli non era poi che un’abile manovra… La serata nera di lunedì se ha avuto la virtù di riempire una sera ancora il Turreno e la borsa del sig. Majeroni ha provocato però il disgusto delle persone dabbene….[2].

Locandina con programma

La sdegnata nota del settimanale, che si abbatte anche contro l’inerzia della legge verso tali spettacoli “in sfregio alla morale e al buoncostume” si deve ad una particolare forma d’intrattenimento per soli uomini, nota come “Serata nera”.
Il debutto perugino registrò un notevole consenso, evento peraltro non imprevedibile, anche in virtù di una collaudata strategia di comunicazione, di cui accenna il settimanale. In effetti si deve sempre al Majeroni, stavolta dotato del “Reale Cinematografo Lumìere”, la prima rappresentazione a luci rosse avvenuta al Politeama di Reggio Emilia nel 1901, di cui esiste un volantino originale, con programma e prezzi, conservato dalla Biblioteca comunale Panizzi. Si trattava di brevi proiezioni che non superavano i dieci minuti, spesso proposti con accompagnamenti musicali.

Con il suo portato di novità e innovazioni tecnologiche, la Belle Époque annunciava pace, prosperità e divertimento, di cui il cinema era ormai elemento importante. Tanto più in una città come Perugia, uscita da poco dal secolare dominio Pontificio.
In ogni caso Majeroni non dovette gradire la strigliata e quattro giorni dopo la contestata proiezione di signore scollacciate propose un film sulle torture dell’Inquisizione, che sebbene lontano dal replicare il sold out della “serata nera” produsse “un profondo sentimento di commozione e di sdegno”[3].

Proiettore cinematografico 35 mm, 1910

In questa prima fase il “cinematografo” ovvero la macchina da proiezione utilizzata dai vari esercenti, eredi diretti degli ambulanti con lanterne magiche, era sinonimo stesso di cinema, contrariamente a quello che avverrà più avanti, quando le sale cittadine inizieranno a dotarsi di strutture stabili.
Frattanto si assiste ad un discreto movimento di gestori itineranti che allestiscono serate in varie sale, non trascurando di affidare brevi comunicati alla stampa volti ad esaltare la qualità dei macchinari e degli spettacoli.Ormai il mercato dei proiettori poteva infatti contare su centinaia di modelli, non più quindi esclusivamente prodotti dalla ditta Lumìere, così i proprietari avevano buon gioco nel vantare le più recenti tecnologie in loro possesso. Interessante, a tale proposito, l’arrivo a Perugia del cinematografo Pettini, un imprenditore al quale è attribuita l’apertura della prima sala stabile a Milano. La sua fama è proposta pertanto come garanzia di qualità:

Gran folla accorre seralmente al Teatro Turreno ad ammirare le bellissime e sempre nitide proiezioni del grandioso Cinematografo Pettini. E’ questo uno spettacolo che ha incontrato il favore della cittadinanza per l’esattezza, la novità e la varietà delle splendide proiezioni[4].

Analoga nota è riportata dal settimanale repubblicano Il Popolo mentre tace l’Unione Liberale. E’ dunque probabile che le due testate progressiste e anticlericali abbiano riservato un trattamento particolare ad Ercole Pettini giacché lo stesso volle devolvere una quota degli incassi alle società di mutuo soccorso perugine, alle quali i due giornali erano politicamente vicini.

Un altro elemento di novità, le proiezioni erano ancora mute, è costituita dall’introduzione del cinemofono. Uno strumento inventato dall’italiano Pasquale Pagliey in grado di sincronizzare la voce dei cantanti con le immagini. Tale fase del cinema attingeva del resto diffusamente al genere melodrammatico, costituito in larga parte dall’opera lirica, assai apprezzata da ogni strato sociale dell’epoca. Ne riferisce la stampa precisando che al Turreno “da Sabato sera agisce con successo in questo teatro il celebre cinemofono Pagliey riscuotendo largo successo di applausi per la perfetta riuscita dell’applicazione cinematografica al canto ed all’interpretazione di alcune scene liriche”[5].

Sempre da fonti giornalistiche si apprende che al marzo del 1908 erano operative almeno quattro sale che a Perugia programmavano regolarmente spettacoli cinematografici, Oltre al Turreno sono menzionati Minerva, Excelsior e Grifo.
I soggetti dei film erano vari e comprendevano situazioni comiche, storie immaginarie o desunte dalla letteratura, avvenimenti sportivi, come la corsa automobilistica nel circuito bolognese del settembre 1908, vinta da Felice Nazzaro, rappresentazioni di opere liriche, illustrazione di paesi esotici.

Manifesto pubblicitario

La Comerio film, ad esempio, fondata dal milanese Luca Comerio, era nota per il riadattamento di opere letterarie che godevano di grande popolarità, tra le quali Lorenzino de Medici, in programma a Perugia nel 1908[6], di cui esiste il manifesto originale.
Tali strumenti costituiscono i primi esempi di promozione legata al cinema. Il loro stile iconografico rivela una diretta derivazione dalla pubblicità di teatro o di analoghe forme di intrattenimento, compresa la comunicazione commerciale. Erano posti di fronte alle sale di proiezione e si avvalevano di abili disegnatori, in grado di cogliere l’essenza dell’argomento proposto, spesso rappresentato con accentuata drammaticità.
Gli autori  del manifesto tendevano pertanto a catturare l’attenzione affidandosi ad immagini coerenti al genere del film, titolo e qualche breve nota. Tale rapporto fra illustrazione e testo concorreva a suscitare la curiosità in un pubblico ancora poco avvezzo alle nuove forme di intrattenimento costituite dal cinema.

Il crescente successo di pubblico che affolla le sale stimola iniziative imprenditoriali locali attente soprattutto alle periferie, quasi sempre escluse dai fermenti della modernità. Conquistare tali spazi di mercato, una prateria incontaminata, è appunto la ragione sociale della “Società cinematografica” costituita da alcuni intraprendenti elettricisti perugini. Va ricordato, infatti, che le proiezioni pubbliche si avvalevano di queste professionalità, in grado di gestire le macchine e la nuova fonte di energia necessaria al loro funzionamento.

Gli astuti elettricisti mostrano anche una spiccata capacità comunicativa in quanto tengono ad informare la stampa che la società è nata “non per fare concorrenza a Cinematografi permanenti in Perugia, ma per divertire quelle popolazioni alle quali manca questo geniale intrattenimento. Domenica scorsa vi furono delle rappresentazioni a Narni, ove i nostri elettricisti divertirono molto il pubblico con le novità cinematografiche e dove fecero ottimi affari. Domani 10 saranno a dare altre rappresentazioni al vicino Pontevalleceppi dalla mattina alla sera”[7].
Dalla nota del cronista traspare un loro impegno extra rispetto all’abituale attività prestata nelle sale cinematografiche cittadine, infatti, le loro rappresentazioni itineranti si svolgono di domenica, giorno di riposo.
Ormai la programmazione degli spettacoli compare spesso sulla stampa, analogamente a quanto succedeva per le più consuete manifestazioni teatrali. Inoltre, le notizie riferibili a nuove aperture di sale sono riportate con annessi auguri.E’ il caso del nuovo cinematografo Etrusco in “via Vecchia ove accorrono a vedere ed ad applaudire le proiezioni i grandi e i piccini di quel popoloso quartiere. Auguri di affari d’oro”[8].
Venti di guerra cominciano nel frattempo a spirare nel Paese e anche Perugia piange i suoi figli caduti in Libia. Il conflitto mondiale è imminente e la Belle Époque sfuma verso il tramonto. Ma il cinema procede per la sua strada trovando presto la voce per regalare parole ai sogni.