Salvare l’identità dal sisma

di Marco Saioni

Salvare l’identità dal sisma. Un libro racconta il recupero di preziosi fondi archivistici.

Quando si accenna alle ferite che il sisma ha inferto all’Umbria lo sguardo corre alla basilica di San Benedetto, alle tele e ad altre opere dell’ingegno umano ricoverate presso il deposito di Santo Chiodo. Difficile, al contrario, ricordare le carte, fossero libri o documenti d’archivio. Eppure la parola scritta, abitando il fragile supporto della carta, costituisce da almeno un millennio una sorta di farmaco per la memoria collettiva. É per questo che Giovanna Giubbini, direttrice dell’Archivio di Stato di Perugia ha tenacemente voluto e realizzato un evento che potremmo definire dell’orgoglio archivistico.
Custodi silenziosi del nostro passato, gli archivi consentono la verifica delle vicende occorse al Paese dall’alto medioevo in avanti. Una ricchezza immensa e capillarmente diffusa.
L’identità salvata, di questo si è appunto parlato nella giornata di venerdì 1 dicembre a Spoleto, alla presenza di autorità e dei responsabili istituzionali che hanno operato all’interno di strutture gravemente lesionate per recuperare preziosi materiali a forte rischio dispersione.

Archivio di Stato di Spoleto. La giornata di studio

Oltre alla direttrice, Giovanna Giubbini, sono intervenuti Gianpiero Bocci, sottosegretario al Ministero dell’Interno, Donatella Porzi, presidente Assemblea legislativa Regione Umbria, Fabrizio Cardarelli, sindaco di Spoleto, Alfiero Moretti, dirigente del Servizio organizzazione e sviluppo della Protezione civile dell’Umbria, Raffaele Ruggiero, direttore regionale dei Vigili del fuoco, Aniello Gennaro Nasti, tenente colonnello comandante del Nucleo Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Perugia, Carlo Di Pasquale, Comandante task force Genio 2 dell’Esercito italiano, Letizia Sebastiani, direttrice dell’Istituto centrale per il restauro e la conservazione  del patrimonio archivistico e librario, Maura Sciri, direttrice dell’Archivio di Stato di Ancona, Roberto Lorenzetti, direttore dell’Archivio di Stato di Rieti, Luigi Rambotti, responsabile sezione Spoleto Archivio di Stato di Perugia, Paolo Bianchi, Maria Paola Bianchi, funzionari sezione Spoleto Archivio di Stato di Perugia, Rita Chiaverini, ispettore archivistico onorario, Egildo Spada, presidente Consorzio bacino imbrifero montano Nera e Velino.

Il volume dedicato alle fasi del recupero dei fondi archivistici

Nel corso della giornata ha avuto spazio la presentazione del volume L’identità salvata che riassume, attraverso le testimonianze dei protagonisti, l’intera vicenda del recupero dell’archivio comunale di Norcia, costituito da 12.000 pezzi, unitamente a quello di Preci, fino al ricollocamento nei locali dell’ex ospedale di San Matteo. Una pubblicazione opportuna, affidata alla maestria di un editore, Fabrizio Fabbri, sempre prodigo nell’offrire eleganza e piacevolezza ai contenuti.
Il volume, curato da Rita Chiaverini e dalla stessa Giovanna Giubbini, costituisce un efficace resoconto sul lavoro, le difficoltà e la soddisfazione per i risultati. Il tutto corredato da un imponente apparato fotografico, valorizzato da un’originalissima composizione delle pagine.
Ricorre alle parole di Erri De Luca, Rita Chiaverini, insignita della targa di archivista onoraria, per raccontare il terremoto. Questo “naufragio in terra” che scuote le case come imbarcazioni le onde del mare. Onde che produssero il parziale crollo dell’edificio al cui interno era allestito l’archivio comunale di Norcia. Un’impresa rischiosa per l’incolumità degli operatori e anche dei materiali. Da qui le perplessità di Salvatore Angelo Capolongo, dirigente del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Si trattava di organizzare un cantiere che garantisse le necessarie condizioni di sicurezza, avviare procedure, organizzare il personale competente. Ma il tempo non giocava a favore della carta, supporto indifeso contro la pioggia o l’insulto delle macerie. Ed è proprio in questa fase che il pungolo e la determinazione di Rita Chiaverini, lo ha ricordato anche Giampiero Bocci nel corso delle sue articolate conclusioni, giocano un ruolo determinante in tutte le fasi organizzative necessarie all’avvio del recupero.
Il 24 dicembre 2016, alle ore 19.45, come ricorda con comprensibile orgoglio Luigi Rambotti, gli ultimi pallet di materiali avevano trovato rifugio nei locali del complesso di San Matteo, un sito di cui Giovanna Giubbini auspica a gran voce il totale recupero.
Un grandioso risultato che ha consentito di ricollocare e rendere fruibile un complesso documentale rilevante per l’intera storia della Valnerina ma anche un messaggio forte. Quello che attiene al contributo generoso e professionale degli operatori del servizio pubblico, innanzitutto, e di tutti i volontari che lo hanno affiancato. C’è un libro che narra tale intenso diario di bordo, racconto corale di donne e uomini che fecero l’impresa. Anche questo, dunque, un opportuno farmaco per la memoria che soccorre dai rischi del silenzio.