Todi. Elenco dei libri proibiti

di Marco Saioni

Un curioso provvedimento dell’amministrazione comunale di Todi è assurto ad evento nazionale per aver trasferito una direttrice di biblioteca ad altro incarico. Ufficialmente si è trattata di una pratica definita di  “efficientamento” amministrativo. Ma, come riportano le cronache, alla funzionaria è stata imputata la negligenza per non aver ottemperato ai desiderata del suo assessore di riferimento, il quale avrebbe gradito un elenco di libri da mettere all’indice, quelli in odore di omogenitorialità.
Chissà perché torna in mente quell’ episodio del “Nome della rosa”.
Guglielmo e Adso raggiungono di notte gli scaffali inaccessibili della biblioteca. Lì erano conservati i testi proibiti come il  secondo libro della poetica di Aristotele. Ne segue un memorabile dialogo tra l’oscurantista Jorge il venerabile, autore degli omicidi dei suoi amanuensi, entrati colpevolmente in contatto con quelle letture, e il raziocinante Guglielmo.  

Pura fiction, si dirà, generata dalla colta fantasia di Umberto Eco. Certo, anche se tutti i bibliotecari conoscono l’ “Index Librorum Prohibitorum” concretissimo elenco di opere e autori invisi alla Chiesa, pubblicato nel 1559 e aggiornato fino a tutto il XX secolo. Strumenti utilissimi per comprendere le strategie adottate dal potere ecclesiastico nelle diverse fasi storiche e in quanto tali conservati con cura per la pubblica fruizione.

Edizione settecentesca dell’Index

E’noto che la biblioteca del conte Monaldo Leopardi contasse circa dodicimila volumi. Una quantità imponente per l’epoca. Su quelle pagine un giovane favoloso si chinò per sette anni. Uno studio “matto e disperatissimo” che infuse linfa al suo splendente pensiero critico. Un autentico sanfedista, invece, il padre, che solo a sentir parlare di illuminismo metteva mano alla spada. Altro che famiglie arcobaleno. Eppure tra quei volumi figuravano anche titoli degli odiati enciclopedisti, tutti in lista nera per la Chiesa, a cominciare da Rousseau e Voltaire. Però la biblioteca fu resa pubblica già nel 1812, come recita la lapide: FILIIS AMICIS CIVIBVS MONALDVS DE LEOPARDIS BIBLIOTHECAM ANNO MDCCCXII.
Potevano dunque accedere, oltre ai figli, gli amici e i cittadini di Recanati. Forse l’amore per i libri dovette prevalere sugli istinti censori, riscontrabili tra quei nipotini tuderti di Padre Jorge.